Piazza Pulita e i 3 “errori blu” sull’utilizzo dell’auto elettrica

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Da editor Dicembre 7, 2021 14:00 Aggiornato

Piazza Pulita e i 3 “errori blu” sull’utilizzo dell’auto elettrica

Il professor Alessandro Abbotto ha evidenziato i tre “errori blu” nell’utilizzo dell’auto elettrica nel viaggio da Roma a Reggio Calabria organizzato. Questo è stato documentato da Piazza Pulita.

Primo errore

La difficoltà di ricarica sulla Roma-Reggio Calabria è stata verificata e conferma che l’infrastruttura di ricarica in Italia è ancora insufficiente.

L’errore in trasmissione è stato quello di concludere che, a conseguenza di ciò, la mobilità elettrica non è matura e dobbiamo aspettare anni. O addirittura secoli, come ha affermato uno degli ospiti.

Ma non è così. Non solo l’infrastruttura è migliorata negli ultimi anni, infatti in Italia tra settembre 2019 e dicembre 2020 i punti di ricarica pubblici sono raddoppiati, raggiungendo a fine 2020 le 19.324 colonnine.

E in molti paesi europei il numero di colonnine è ben più alto.

Per esempio in Francia ci sono 31.206 colonnine, in Germania 43.776 ed in Gran Bretagna 36.500.

Quindi in Italia bisogna incoraggiare, da parte dei decisori politici e degli amministratori, la diffusione veloce e capillare dei punti di ricarica.

In particolare si deve spingere per l’applicazione della Legge di Bilancio 2021 che imponeva di sviluppare, entro metà di quest’anno anno, un’estesa rete di infrastrutture di ricarica ad alto voltaggio nelle autostrade nazionali.

Inoltre le infrastrutture di ricarica sono particolarmente deficitarie nel Sud del paese.

Comunque è un problema risolvibile, con le giuste scelte politiche, come gli altri paesi dimostrano. Risolvibile da subito, con la tecnologia già oggi a disposizione, non quella che verrà domani o tra trent’anni.

Secondo errore

La velocità di ricarica

L’altro errore fatto nel programma è stata l’analisi del tempo di ricarica.

Tempi riscontrati sono stati molto lunghi, ma anche questo aspetto è un deficit organizzativo / amministrativo.

Infatti in Italia il 96% dei punti di ricarica è effettivamente di tipo lento, sotto i 22 kW di potenza, quindi ore per ricaricare.

Anche questo è un problema già oggi ampiamente risolvibile. E che non ha nulla a che fare con la supposta immaturità della mobilità elettrica.

Lo dimostra, ad esempio, la rete Enel X e altre reti già molto sviluppate all’estero e, seppur in misura minore, anche in Italia, cioè Ionity e Tesla.

Un punto importante

Ma c’è un altro punto importante da considerare.

La guida elettrica impone nuove abitudini, come nuove abitudini si sono rese necessarie quando si è avuta, alla fine del XIX secolo, la transizione dalla mobilità a cavallo a quella motorizzata e anche allora c’erano molti che si ostinavano ad andare a cavallo, pur di non salire su un’automobile.

Non si può pensare di guidare un’automobile elettrica mantenendo le stesse abitudini della guida a combustione interna.

L’automobile elettrica si ricarica di notte mentre si dorme (come già avviene con lo smartphone da una decina d’anni) o mentre si va al supermercato od al cinema o quando si esce a cena.

Cioè l’auto elettrica non si “rifornisce” quando e dove si trova il primo distributore quando si accende la spia della riserva.

Le nuove abitudini consentono di guadagnare ampiamente il chilometraggio giornaliero che percorre la quasi totalità dei guidatori.

In pratica ricaricare sempre di notte, mentre si dorme.

In effetti alla stessa potenza energetica di un phon, ovvero 2 kW, un’automobile elettrica collegata anche ad una normale presa Schuko ricarica in una notte metà batteria ().

Di giorno con le ricariche ultraveloci la sosta di 15-30 minuti permette di riprendere quasi tutta l’autonomia, magari con un minimo di programmazione, e qui il computer di bordo aiuta molto.

Terzo errore

Basta bruciare il petrolio

Gli aspetti fondamentali che devono spingere alla guida elettrica sono la riduzione delle emissioni che alterano il clima e gli obiettivi di riduzione della CO2 che sia l’UE, sia altre nazioni nel mondo hanno stabilito al 2030 e al 2050.

Fare questa scelta significa anche abbandonare la bassissima efficienza energetica intrinseca del motore a combustione interna, le emissioni inquinanti e nocive per l’ambiente e per l’uomo e tutto ciò che nel bene e nel male è legato al mondo del petrolio.

Ma in Italia non c’è ancora questo desiderio di cambiamento.

Infatti a settembre 2021 per ogni automobile elettrica venduta escono ancora dal concessionario oltre 7 automobili a benzina e 6 diesel.

E questo accade nonostante negli ultimi anni l’auto elettrica abbia fatto grandi progressi sotto tanti aspetti.

Una tendenza che va contro la decarbonizzazione voluta dalla UE, ma è anche in controtendenza rispetto agli altri paesi europei, dove le auto diesel stanno scomparendo.

Questo è forse l’errore di fondo più grave che la trasmissione ha fatto, guardando al presente del petrolio e traguardandolo anche per il futuro.

Abbotto insegna presso il Dipartimento di Scienza dei Materiali Centro di Ricerca Energia Solare MIB-SOLAR all’Università di Milano – Bicocca.

E’ proprietario di due auto elettriche e per marzo sarà nelle librerie il suo libro “La mobilità elettrica. Storia, tecnologia e futuro”.

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Da editor Dicembre 7, 2021 14:00 Aggiornato
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