La ricarica dell’auto elettrica, corrente continua e alternata

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Da editor Marzo 16, 2021 14:00 Aggiornato

La ricarica dell’auto elettrica, corrente continua e alternata

La ricarica della batteria dell’ auto elettrica si fa in corrente alternata (AC) o corrente continua (DC). Le differenze, benché di fatto non visibili, sono notevoli, sia per quanto riguarda i tempi di ricarica, sia per i costi e la diffusione dei rispettivi punti di ricarica.

Corrente alternata (AC)

La corrente alternata alimenta la rete elettrica domestica. La tensione tipica è 230 Volt, valore che consente un’ erogazione utile ad alimentare le utenze, riducendo al minimo il rischio di scosse mortali.

La corrente alternata alimenta la grandissima parte delle strutture di ricarica. Ciò per via della ampissima diffusione e migliore possibilità di distribuzione dell’ energia.

Collegando il veicolo all’ impianto domestico, quindi con un contatore da 3 kW e la presa Schuko, si ricarica in tempi molto lunghi, andando anche incontro a possibili cali di energia o distacchi del contatore. La soluzione migliore è ricaricare di notte, quando la rete è impegnata a rifornire soltanto la batteria dell’auto, la quale si approvvigiona sfruttando la massima quantità di energia disponibile, in molti casi ad una tariffa più bassa.

Usando la Schuko è possibile sfruttare una corrente nominale fino a 16A, ma non è adatta a reggere lo sforzo della ricarica per molte ore di seguito. Il rischio è un surriscaldamento o un danneggiamento dell’intero impianto. Per risolvere il problema è sufficiente acquistare una presa industriale che offre molte più garanzie e sicurezze.

Ma la soluzione migliore per una ricarica domestica efficiente è l’installazione di una wallbox in garage. Ciò permette di utilizzare anche connettori industriali fino a un massimo di 32A, monofase o trifase fino a 22 kW.

Connettori

Le colonnine pubbliche di ricarica sono diverse in relazione alla capacità di erogazione dell’ energia elettrica ed esistono diverse tipologie di connettori:

Tipo 1, monofase che gestisce un massimo di 32A e 230V arrivando a 7.4 kW.

Tipo 2, in assoluto il più diffuso perché gestisce monofase e trifase grazie all’utilizzo di 7 poli fino ad un massimo di 32/70A a 230/400V circa. In questo caso si può arrivare ad una potenza massima di 43 kW.

Tipo 3C, mono/trifase per massimo 32/62A e 230/400 Volt. La potenza massima è di 22 kW

Tipo 3A, monofase per massimo 16A e 230V, dedicato ai veicoli leggeri (potenza massima 3.7 kW)

I costi per una ricarica presso una colonnina in AC variano a seconda del fornitore di energia.

Corrente continua (DC)

Il sistema distributivo nazionale eroga l’ energia elettrica in AC, le colonnine per la ricarica rapida trasformano in corrente continua il flusso di energia permettendo di abbattere i tempi.

Le colonnine rapide sono attualmente poco diffuse poiché richiedono un investimento maggiore.

La corrente continua consente la ricarica ultra-rapida: in questo caso il connettore è direttamente collegato alla colonnina. Le prese standard sono la CHAdeMO e la CCS COMBO2. La prima è molto diffusa soprattutto in Asia, la seconda è decisamente più presente in Europa ed in Italia.

La presa CHAdeMO è nata in Asia a 50 kW e anch’essa può supportare potenze maggiori, fino ad un massimo di 100-150 kW. Il cavo per la ricarica è sempre fissato alla colonnina per praticità e motivi di sicurezza. Il nome ha un’ origine curiosa: deriva dall’espressione giapponese “O cha demo ikaga desuka” che in una traduzione approssimativa risulta essere “prendiamoci un the mentre ricarichiamo”. Un riferimento ai tempi ridotti di ricarica per merito della corrente continua.

La CCS è un connettore europeo nato dal Tipo2 (quello per la ricarica in AC): il nome “COMBO” è dovuto all’integrazione di una seconda presa, capace di erogare corrente continua. In questo modo si ha la possibilità avere sia la ricarica rapida sia quella tradizionale sfruttando un unico connettore. Attualmente la massima potenza erogabile dalle colonnine in DC è di 200 kW; comunemente la potenza è di 50 kW. Alcuni distributori di energia stanno sperimentando la ricarica fino a 350 kW, anche se sono ancora poche le vetture in grado di supportarla.

I costi per la ricarica in DC differiscono a seconda dell’ erogatore di energia. Trattandosi di un servizio più sofisticato e che richiede investimenti importanti, il costo al kW è maggiore rispetto ad una colonnina in AC.

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Da editor Marzo 16, 2021 14:00 Aggiornato
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