Sir Dyson il Re inglese dell’aspirapolvere

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Da editor Luglio 8, 2020 08:36

Sir Dyson il Re inglese dell’aspirapolvere

Sir Dyson, il Re inglese dell’aspirapolvere, sei mesi fa ha definitivamente salutato definitivamente il progetto di costruire un veicolo a batteria che portasse il suo marchio.

E’ stato il tempo necessario per accettare un fallimento, cosa che risulta sempre difficile per gli imprenditori di altissima caratura.

Secondo Sir Dyson i costruttori di vetture a zero emissioni le vendono sottocosto per abbassare i valori di anidride carbonica emessa dalla propria gamma di veicolo ed evitare così le multe UE.

Ma comunque il miliardario di Norfolk si è fatto ritrarre accanto a un prototipo del suo SUV elettrico a sette posti, inizialmente ideato per rivaleggiare con la Tesla Model X, con una autonomia di un migliaio di chilometri.

Quindi si tratta di un omaggio a una vettura mai nata e la cui fine prematura è dovuta ai conti.

Per essere sostenibile, l’auto avrebbe dovuto costare almeno 168 mila euro, quindi più della concorrenza, anche se poi alcune versioni della Model X, con gli optional, arrivano comunque ai 134 mila euro.

Senza contare invece gli investimenti per la linea produttiva, che sarebbe dovuta nascere a Singapore e che, insieme alla progettazione dell’auto, avrebbe portato il costo dell’impresa a circa 2,8 miliardi di euro.

Sir Dyson

Nel 2017 Sir Dyson aveva sentenziato che il suo veicolo avrebbe rivoluzionato l’industria delle quattro ruote, come le sue aspirapolvere avevano fatto nel campo degli elettrodomestici.

Ma l’uomo più ricco di Inghilterra, cioè 18,2 miliardi di euro di patrimonio personale, non aveva considerato le due pesanti difficoltà dell’industria automobilistica, cioè l’altissima competitività e la bassa redditività.

“Quando abbiamo iniziato nel 2014, avevamo una buona tecnologia e un’auto molto efficiente con una buona autonomia. Era un’idea praticabile”, ha spiegato Dyson al Sunday Times: “Ma quando, successivamente, altri marchi premium, come Audi, BMW e Mercedes, hanno iniziato a produrre auto elettriche in perdita, è diventato troppo rischioso per noi continuare a investire nel progetto”.

La commercializzazione in perdita è necessaria, per non dire obbligatoria per ridurre i livelli medi di anidride carbonica emessi da tutta la gamma di veicoli termici dei vari marchi ed evitare quindi le multe nell’Unione europea.

E Dyson evidenzia “Ma io non ho una gamma di veicoli termici. Ho invece necessità di fare profitto su ogni macchina o metterei a repentaglio l’intera compagnia senza quel profitto”.

Quindi era troppo rischioso, e comunque si è dato anche allo sviluppo delle batterie allo stato solido, che promettono di cambiare il volto della mobilità a batteria in termini di efficienza e ingombri.

Ma se “le circostanze commerciali fossero corrette”, il progetto potrebbe riprendere quota, visto che “la porta del garage è sempre aperta”.

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