Tesla: Elon Musk guarda alle materie prime

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Da editor Dicembre 1, 2022 14:00 Aggiornato

Tesla: Elon Musk guarda alle materie prime

Il patron della Tesla Elon Musk aveva scritto su Twitter: “Tesla potrebbe essere costretta a entrare nel settore dell’estrazione dei minerali e della raffinazione, direttamente e su larga scala, a meno che i costi non diminuiscano”.

In effetti secondo il Financial Times, tra il 2021 e la primavera 2022 Tesla avrebbe valutato l’acquisizione di una quota tra il 10 e il 20% di Glencore, società svizzera da 204 miliardi di dollari di ricavi, leader mondiale per il Cobalto.

L’operazione sarebbe servita a Musk per assicurarsi le materie prime necessarie alla produzione di batterie per le sue auto elettriche.

Già due anni fa Tesla si era accordata con Glencore per la fornitura di Cobalto alle sue fabbriche di Shanghai e Berlino.

Alla fine la trattativa è fallita.

Rimane però indicativa della strategia scelta da Tesla per risolvere il problema delle forniture di materie prime, cioè andare alla fonte e diventare autosufficiente.

Il piano è dimostrato anche dal progetto di un impianto per la raffinazione dell’Idrossido di Litio nel sud del Texas, confermato in una recente videoconferenza con gli investitori dallo stesso Musk.

Comunque avere materie prime come le terre rare per le batterie potrebbe essere indispensabile per raggiungere l’obiettivo della Tesla dei 20 milioni di auto elettriche vendute fissato per il 2030.

Le società

E la società di ricerca E Source ha calcolato che la scarsità di materie prime farà aumentare il costo di produzione dei veicoli elettrici del 22% tra il 2023 e il 2026. Mentre negli stessi giorni Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, ha previsto che una carenza di batterie colpirà l’industria automobilistica entro il 2025 e potrà diventare il nuovo collo di bottiglia che frenerà l’adozione di massa dei veicoli elettrici.

Già nel 2018 Gavin Montgomery, direttore per il mercato dei metalli di Wood Mackenzie, diceva alla testata specializzata Mining Journal: “Sempre più spesso vediamo case automobilistiche che negoziano per la fornitura di Litio, Nichel e Cobalto direttamente con le compagnie minerarie, e che alcuni grandi produttori di auto avrebbero tirato fuori il libretto degli assegni e comprato quote di miniere o nuovi progetti minerari per assicurarsi forniture future”.

La prima a farlo è stata la cinese Great Wall Motor Company, che già nel 2017 aveva comprato una quota del produttore di Litio australiano Pilbara Minerals.

A gennaio 2018 Toyota Tsusho, ramo del gruppo Toyota, ha acquistato il 15% di Orocobre (oggi Allkem), un’altra società australiana del Litio.

Dall’inizio del 2021 operazioni del genere sono diventate la norma.

A luglio di quest’anno la società di ricerca Fitch Solutions segnalava 21 investimenti in un anno e mezzo, compiuti da aziende come BMW, GM, Tesla, Stellantis, Renault, Toyota e Ford.

Sempre secondo il Financial Times due aspetti avrebbero arenato le trattative tra Tesla e Glencore.

Da una parte il Boss Musk non era convinto di entrare come socio di minoranza, dall’altra temeva che il business dell’estrazione di carbone, tra i principali del gruppo svizzero, fosse incompatibile con gli obiettivi ambientali della sua azienda.

Conclusione

Anche lo studio di Fitch Solutions sottolinea che possedere quote di compagnie minerarie è in contraddizione con gli obiettivi di sostenibilità e decarbonizzazione dichiarati dalle case automobilistiche.

L’industria del Nichel, per esempio, consuma enormi quantità di energia e l’accesso ai metalli sottoterra può provocare deforestazione. Per ottenere una tonnellata di Litio, poi, occorrono due milioni di litri d’acqua. L’estrazione può lasciare senza acqua le regioni più aride o inquinarla con composti chimici e metalli.

E gli ambientalisti hanno contestato diversi progetti in Argentina, Cile, Australia, Germania e Portogallo.

Addirittura quest’anno, supportati da Novak Djokovic, sempre gli ambientalisti hanno spinto il governo serbo a cancellare un contratto da 2,4 miliardi con la multinazionale anglo-australiana Rio Tinto.

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Da editor Dicembre 1, 2022 14:00 Aggiornato
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