Auto elettrica tra passato, presente e futuro

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Da editor Gennaio 24, 2023 19:19

Auto elettrica tra passato, presente e futuro

La prima automobile a superare i 100 km/h fu costruita nel 1899 ed era elettrica.

Negli USA su quattromila auto prodotte ben 1.600 erano elettriche ed eravamo nel 1900.

In pratica tra Ottocento e Novecento i veicoli elettrici erano la soluzione di mobilità più promettente. E tale è rimasta fino allo scoppio della prima guerra mondiale.

Risale al 1834 da parte di Thomas Davenport l’invenzione del motore a corrente continua. Passeranno due anni quando nel 1836 si hanno le prime applicazioni di propulsione elettrica su tricicli e carrozze.

In effetti sono prototipi di automobili alimentate a batteria e mosse da un motore elettrico.

Nel 1881 a Parigi Charles Jeantaud inizia a trasformare le carrozze in mezzi di locomozione autonomi equipaggiandole con motori elettrici.

Nel 1899 la sperimentazione raggiunge un risultato storico: Camille Jenatzky a bordo della Jamais Contente arriva alla velocità di 105,8 km/h.

Si può dire che le automobili elettriche tra fine Ottocento e inizio Novecento fossero le prime a essere rivolte anche a un pubblico femminile, perché più semplici da avviare, più intuitive da guidare e pressoché esentate da qualsiasi intervento di manutenzione.

Lo sviluppo di questa tecnologia propulsiva proseguì fino allo scoppio della prima guerra mondiale. Il motore elettrico era più efficiente, più performante, meno rumoroso e “sporco” del motore a combustione.

Batterie

Le batterie che alimentavano questi primi veicoli erano al piombo acido. Avevano una capacità di accumulo comunque ridotta e un peso importante quando si trattava di sostituirle.

Tale pratica fu poi limitata a inizio Novecento dalle prime colonnine di ricarica che permettevano di immagazzinare energia elettrica senza dover richiedere l’aiuto delle carrozzerie.

Per dare un’idea di quanto l’auto elettrica fosse ben più di una suggestione, tra il 1913 e il 1914 a Manhattan erano presenti 41 stazioni di ricarica – oggi sono poco più di 300 – e circolavano circa 1.200 veicoli elettrici tra cui numerosi taxi.

A inizio Novecento l’autonomia di una comune auto a batteria era sufficiente per percorrere la tratta Milano-Torino.

L’evento che interruppe lo sviluppo del motore elettrico e favorì la diffusione di quello a scoppio fu la prima guerra mondiale.

La motorizzazione degli eserciti provocò lo sviluppo di soluzioni per muoversi più pratiche e immediate.

E il motore a scoppio si rivelò un’applicazione ottimale perché il rifornimento era più veloce e perché il progresso tecnologico permise di migliorare notevolmente prestazioni e autonomia.

Dagli impieghi militari, si passò alle prime applicazioni civili, con propulsori di cubature e potenze superiori nei confronti dei quali il motore elettrico perse quasi subito competitività.

Ulteriore elemento di svolta fu l’applicazione dell’elettricità alla meccanica con l’invenzione nel 1916 del motorino d’avviamento che rese immediata la pratica dell’accensione, mentre prima c’era la manovella … fisicamente faticosa.

Quindi il motore elettrico fu superato in termini di prestazioni, autonomia d’utilizzo e tempi di rifornimento.

Conclusione

Comunque fu l’Europa per prima a sperimentare alternative di mobilità oltre all’elettrico.

Già nel 1900 il prototipo Lohner-Porsche Semper vivus applicò per la prima volta il concetto di motorizzazione ibrida: due unità elettriche erano alimentate da altrettanti motori termici monocilindrici De Dion-Bouton da 2,5 Cv ciascuno.

Un progetto rivoluzionario eppure oggi così comune su alcune automobili.

Con la seconda guerra mondiale la produzione bellica riprende slancio e si passò anche ad applicare motori aeronautici sulle automobili, offrendo prestazioni sbalorditive e aprendo la strada ai motori con cubature superiori ai 3.000 cc a sei o otto cilindri.

Negli Stati Uniti d’America la situazione mutò più tardi. Infatti anche dopo la prima guerra mondiale, l’automobile elettrica sembrava potersi garantire un buon futuro luminoso, ma la Ford T cambiò il mercato interno dell’auto.

La crisi del 1929 decretò la fine dell’auto elettrica sostituita dai più efficienti motori a combustione interna.

Per una curiosa coincidenza, il percorso che oggi l’auto elettrica sembra dover intraprendere è quasi parallelo rispetto a cento anni fa, con l’Europa a voler completare una veloce transizione univoca e gli Usa che non hanno ancora né delineato né imposto una strategia in questo senso.

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