Il Ministro Cingolani, la mobilità elettrica e l’Idrogeno

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Da editor Agosto 30, 2021 14:00 Aggiornato

Il Ministro Cingolani, la mobilità elettrica e l’Idrogeno

Il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha spiegato in occasione dei Gazzetta Motori Days il suo punto di vista sulla mobilità elettrica e sull’Idrogeno.

In effetti tanti gli aspetti presi in considerazione.

Dalla pandemia che ha prodotto un ritorno alla bicicletta come principale mezzo di trasporto. Ciò implica la necessità di investimenti per le ciclabili e magari ripetere nel 2021 il bonus mobilità, che ha avuto un importante successo l’anno scorso.

C’è l’aiuto economico per facilitare lo svecchiamento del parco automobilistico. Infatti oggi su circa 40 milioni di auto sulle strade, solo 17 milioni sono Euro 5 e 6, cioè meno inquinanti.

Bisogna migliorare il trasporto pubblico anche in questo caso con la rottamazione di mezzi vecchi e lavorare su alternative energetiche come l’Idrogeno per gli autobus più grandi.

In termini di impatto ambientale c’è anche guardare al trasporto navale.

Per quanto riguarda il tema degli incentivi, che sono molto importanti anche per l’indotto, il Ministro ritiene che sarà riconsiderato alla luce del Recovery Fund.

Il passaggio all’elettrico

Cingolani condivide il fatto che la transizione tra il termico e l’elettrico sia una mutazione epocale per l’automotive.

Ma per favorire la penetrazione dell’elettrica sul mercato occorre che la tecnologia riesca ad aumentare la capacità delle batterie e abbattere i costi, altrimenti le elettriche restano troppo costose, a parità di categoria.

Nel frattempo bisogna produrre molta più energia elettrica rinnovabile per evitare che la stessa venga prodotta da sorgenti fossili.

Quindi favorire sorgenti discontinue, come l’eolico e il fotovoltaico, e quelle continue, come il gas e investire in infrastrutture.

E questa nella sua globalità è una transizione molto complessa che non si fa certamente  in tempi brevi.

In effetti nel PNRR ci sono circa 740 milioni per sviluppo dell’infrastruttura di ricarica, su un periodo di 5 anni.

Il Ministro pensa che si possano installarne circa 10 mila, che vuol dire anche adeguare la rete e portare sia la corrente continua sia l’alternata.

Le parole di Cingolani

E specifica che “Fino al 2050, quando dovremo essere tutti decarbonizzati, ne passeranno altri 25. Quindi, quello che faremo con il recovery plan non risolverà tutti i problemi del futuro. È un acceleratore che ci consente di partire e poi dovremo gestire questa crescita avendo adeguato le infrastrutture principali. Oggi, anche installando 50 mila colonnine, non avremmo la rete per alimentarle in maniera appropriata: bisogna far crescere di pari passo l’offerta e la domanda”.

Cingolani dice che “Ho guidato auto a zero emissioni e possiedo auto ibride da molti anni ormai. Mi piacerebbe passare a un’elettrica se possibile, casomai avendo più possibilità di ricarica anche facendo viaggi lunghi. Parte della transizione è anche questo”.

E sull’Idrogeno crede che possa essere una tecnologia promettente per i mezzi pesanti.

Per l’auto a Idrogeno oggi ci sono 3 aziende – Toyota, Hyndai e Honda – che producono modelli commercializzati, ma è un po’ difficile comprare questo tipo di vettura per mancanza di infrastrutture

Comunque sono stati stanziati oltre 3 miliardi sulle tecnologie a Idrogeno.

Quindi non solo per la mobilità, ma anche per i settori industriali molto inquinanti come le acciaierie, e c’è un programma di sviluppo per navi, grandi camion e grandi bus.

L’idrogeno è stato usato in ambito spaziale, e in tutto il mondo c’è molta attenzione per questa fonte di energia.

Produrre Idrogeno verde è una grande sfida perché attualmente costa molto. L’idrogeno non verde, invece, è molto più economico, ma inquinante.

Il ministro ha sottolineato che “Anche questa è una strada che abbiamo intrapreso come gli altri Paesi europei e su cui continueremo a fare investimenti massicci”.

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Da editor Agosto 30, 2021 14:00 Aggiornato
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