L’invasione delle auto elettriche dalla Cina

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Da editor Dicembre 22, 2022 14:00 Aggiornato

L’invasione delle auto elettriche dalla Cina

L’invasione delle elettriche made in Cina preoccupa non solo i manager dell’industria automobilistica, come Carlos Tavares di Stellantis, o da capi di Stato, vedi il presidente francese Macron.

Anche una delle organizzazioni ambientalistiche molto attiva verso la mobilità elettrica si è infatti accorta delle conseguenze della crescente penetrazione di auto cinesi in Europa.

E’ la Transport & Environment, che prevede una crescita dall’attuale 5% fino al 18% entro il 2025.

“L’incapacità delle Case automobilistiche dell’UE di aumentare l’offerta di BEV” e la loro crescente focalizzazione su modelli premium potrebbero “portare società estere a conquistare la maggior parte del mercato di massa in Europa”, avverte l’associazione. Questa chiedendo alle istituzioni europee di dotarsi di una politica industriale “forte” e di seguire l’esempio degli Stati Uniti. Questi hanno legato le agevolazioni fiscali all’origine nordamericana della produzione dei veicoli e delle materie prime.

La politica europea al mercato alla mobilità elettrica non funziona.

Infatti nel primo semestre 2022 la quota di auto elettriche si è attestata all’11% delle vendite totali, contro il 13% del secondo semestre del 2021. In Cina è aumentata a quasi il 18% e negli Stati Uniti è raddoppiata al 6%.

T&E

Secondo T&E, la crescita della Cina e americana dimostra come la frenata europea non sia causata da una “crisi della catena di approvvigionamento”, bensì “dall’assenza di incentivi normativi”.

Secondo Julia Poliscanova, direttore senior di T&E, “gli attuali obiettivi sulla CO2 non funzionano”.

Lo dimostra il rallentamento del calo delle emissioni. Dopo il -12% del 2020 e del 2021 dovuto all’introduzione di severi standard contro l’anidride carbonica, nella prima metà dell’anno è stata registrata una contrazione di appena il 2%. Questo perché – stando sempre all’associazione – “i target sono troppo deboli”.

Non a caso T&E ritiene che, nonostante il rallentamento delle vendite di BEV, tutti i costruttori siano sulla buona strada per raggiungere i limiti imposti dalle autorità per il 2022. Farebbe eccezione la Volkswagen … costruttore non trascurabile !

Quindi l’associazione accusa i costruttori di fare “il minimo” per rispettare gli obiettivi comunitari e chiede alle istituzioni non solo di confermare lo stop alle endotermiche per il 2035, ma anche di “rimuovere le scappatoie che indeboliscono gli obiettivi delle Case” e, magari, di “supportare misure” già proposte in Francia, “come il noleggio a basso costo di auto elettriche per renderle accessibili a tutti”.

Conclusione

Inoltre, si rivolge a Bruxelles e ai governi per chiedere di opporsi a eventuali esenzioni o crediti per gli e-fuel. Chiede anche di cancellare dal 2025 il meccanismo Zlev (attribuisce crediti alle Case per la vendita di elettriche), di imporre l’elettrificazione di tutte le flotte aziendali entro il 2030, di utilizzare fondi comunitari e incentivi nazionali per accelerare la produzione auto a batteria oltre gli obiettivi minimi e, infine, di varare una politica incentivi come quella statunitense, decisamente protettiva.

E Poliscanova ribadisce che “Le Case europee hanno frenato la loro offerta di elettriche in un momento in cui le rivali cinesi e americane stanno introducendo rapidamente nuovi modelli sul mercato. Se l’Europa vuole mantenere la competitività della sua industria automobilistica, l’UE deve introdurre una propria politica industriale forte. Questa che corrisponda al forte sostegno garantito da cinesi e americani ai loro veicoli elettrici. Sono in gioco il clima e i posti di lavoro del continente”.

Fonte

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Da editor Dicembre 22, 2022 14:00 Aggiornato
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