La Cina e le sue auto elettriche in Europa

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Da editor Ottobre 11, 2021 14:00 Aggiornato

La Cina e le sue auto elettriche in Europa

La Cina con le sue auto elettriche sta invadendo il mondo intero ed in particolare l’Europa.

E preoccupa molto per il vantaggio accumulato dal Paese del Dragone nel campo della mobilità elettrica. Questo grazie a bassi costi di produzione, ferreo controllo della catena del valore delle batterie e anche livelli qualitativi ormai molto vicini a quelli occidentali.

Giappone

Stessa preoccupazione c’era stata nel caso dei costruttori giapponesi e del loro sbarco prima negli Stati Uniti e poi in Europa.

In quel caso si è trattato di un percorso lungo.  

A distanza di decenni, però, si può dire che le Case nipponiche non hanno raggiunto il tanto temuto predominio. Hanno modificato lo status quo. Ma, a ben vedere, hanno fornito un sensibile contributo al miglioramento tecnologico delle auto disponibili sul mercato.

Quindi la concorrenza giapponese ha fatto bene agli occidentali, più di quanto si possa immaginare.

I produttori di auto giapponesi e poi anche quelli coreani, non fanno più paura e sono perfettamente integrati nel “sistema occidentale”.

Cina

Ma cosa succederà con le auto elettriche Made in China?

La Cina è diventata nel tempo più aggressiva, facendo leva sulle ambizioni espansionistiche fortemente perseguite dalle autorità di Pechino.

C’è però un prima e un dopo. Il prima è rappresentato dal motore a scoppio e in questo caso i costruttori del Dragone sono riusciti a fare ben poco per contrastare la leadership indiscussa degli occidentali. Infatti lo sbarco in Europa non ha prodotto nessun frutto significativo.

Poi aziende come la Dongfeng e la Geely, sono cresciute con strategie fondate sull’acquisizione diretta di aziende europee in difficoltà.

Se la prima si è fermata all’acquisto di una partecipazione di rilievo nell’ex Psa, la seconda ha macinato acquisizioni una dietro l’altra, partendo dalla Volvo per arrivare alla Lotus e, perfino, a una quota della Daimler, anche se solo per il tramite del suo fondatore Li Shufu.

Tuttavia di auto cinesi se ne sono viste ben poche sul mercato europeo.

Elettrizzazione

Con l’elettrico la situazione si è ribaltata e alcuni numeri sono preoccupanti. Stando ai dati di Schmidt Automotive Research, nel primo semestre le vendite di EV “Made in China” hanno raggiunto una quota del 4% del mercato europeo, a fronte del 3,7% delle giapponesi.

Questa situazione si spiega con il caso Norvegia.

Aziende come Nio, Byd e Xpeng hanno scelto proprio il Paese scandinavo come testa di ponte per il loro sbarco massiccio in Europa e lì stanno conquistando, gradualmente, una crescente fetta del mercato.

In altri mercati ha premiato la scelta di puntare su marchi “europei”: è il caso della Saic con la MG, un tempo fiore all’occhiello dell’automotive britannico, ma oggi esclusivamente cinese.

Inoltre, le Tesla Model 3 commercializzate in Europa arrivano per lo più dalla Gigafactory di Shanghai.

I vantaggi della Cina

Del resto i cinesi possono contare su alcuni vantaggi competitivi che, in alcuni casi, sono difficilmente replicabili dagli europei o dagli statunitensi.

Innanzitutto i bassi costi produttivi, tradizionale punto di forza dell’intero tessuto industriale della Cina.

Costi che vengono mantenuti bassi anche grazie alle politiche di lungo termine delle autorità di Pechino.

Oggi la Cina controlla gran parte della catena del valore delle batterie, il fulcro di ogni auto elettrica, e quindi può fare il bello e il cattivo tempo nel determinare l’evoluzione tecnologica della mobilità del futuro.

Gli europei

Gli europei stanno rispondendo con un’ondata di investimenti per realizzare Gigafactory, (link articolo dedicato) assicurarsi forniture stabili e sostenibili, oltre a sviluppare nuove soluzioni come le batterie allo stato solido, ma il divario accumulato negli anni rischia di essere colmabile con grande difficoltà.

I produttori europei potranno reagire con la storica maggior qualità produttiva.

Robin Page

Ma il vicepresidente della Volvo, Robin Page, ha evidenziato pubblicamente che le vetture del marchio svedese realizzate nella Repubblica Popolare sono di qualità superiore rispetto a quelle prodotte in Europa.

“Quello che stiamo scoprendo, in realtà, è che la qualità delle auto è effettivamente migliore nella fabbrica di Daqing di quanto non lo sia in Europa”, ha affermato Page, attribuendo il miglioramento della qualità cinese alla minor tolleranza nei confronti delle inefficienze e al minor uso dell’automazione industriale.

E Page ha aggiunto “Non c’è una differenza enorme tra produzione europea e asiatica”, ma se si confronta punto per punto e nelle medie di produzione, la qualità cinese è assolutamente buona”.

I produttori occidentali devono preoccuparsi, anche se c’è ancora una diffusa percezione di scarsa affidabilità e qualità delle auto cinesi. 

Ma se si guarda al costo come elemento cruciale nelle scelte d’acquisto, come nel caso delle elettriche, allora la questione dell’origine del prodotto perde di rilevanza.

E questo è già successo in altri settori, come gli smartphone e l’elettronica di consumo. 

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Da editor Ottobre 11, 2021 14:00 Aggiornato
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