Veicoli elettrici: come viene stimata l’autonomia?

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Da editor Marzo 20, 2020 08:53

Veicoli elettrici: come viene stimata l’autonomia?

Esperienza diretta di Corrado Sanguineti sull’ autonomia.

Gli strumenti di bordo: come viene valutata l’autonomia?

L’autonomia che leggiamo sull’ apposito strumento del cruscotto di un’auto elettrica ha lo scopo di indicarci quanti km possiamo ancora fare con la carica che ha la batteria del mezzo in quel momento.

Nasce spontanea la domanda su quale significato abbia questo dato. Come viene elaborato in continuo dal “computer” dell’auto elettrica?

Con l’esperienza di diversi anni di mezzi elettrici, dalla mia moto Vectrix alle prove di molte auto, nonché gli approfondimenti con tecnici del settore, ho fatto qualche considerazione.

I contachilometri di bordo stimano l’autonomia residua basandosi sui parametri più recenti, ovvero i consumi effettuati negli ultimi chilometri e/o minuti.

Questo sistema è valido quando si viaggia in pianura, ma è molto “limitato” se si affrontano dislivelli.

Quindi con riferimento all’ articolo Nissan E-NV200: l’esperienza di Aldo, al culmine della salita il sistema stimava un’autonomia “da salita”, mentre, in fondo alla discesa il computer immaginava che la discesa proseguisse oltre, senza quindi rilevante discontinuità del profilo della strada. Si tratta quindi di un’autonomia apparentemente molto meno attendibile.

Il metodo di Tesla

Un differente approccio a questa situazione è quello adottato da Tesla. Quest’ultima infatti , appoggiandosi ai logaritmi di Google e misurando con precisione la carica residua, distingue i dislivelli del territorio. In questo modo riesce a determinare con esattezza l’autonomia residua, facendo anche distinzione fra i differenti percorsi possibili per raggiungere la meta.

Questo sistema integrato, che ha dimostrato tutta la sua validità, è stato adottato dalla Power Cruise Control. Questa azienda italiana produce un apparecchio che è in grado di stabilire con precisione quali percorsi, e quindi km, l’auto elettrica può affrontare senza correre il rischio di fermarsi per esaurimento della carica della batteria. L’installazione prevede il collegamento al circuito dell’auto tramite la presa dedicata alla diagnostica della vettura, in sigla ODB che sta per On Board Diagnostic, e collegato allo smartphone tramite un’app.

Mi risulta che per le EV di nuova generazione l’industria si stia orientando gradualmente a sistemi analoghi per dare un’indicazione dell’autonomia dei km ancora possibili effettivamente attendibile, in rapporto alla carica della batteria, ed al profilo della strada da percorrere.

Sempre per quanto riguarda l’autonomia, Tesla ha introdotto un’ulteriore ottimizzazione per avere una informazione al top. In quanto proprietaria dell’omonima rete globale Supercharger, una volta inserito nel PC di bordo l’indirizzo di destinazione, anche a migliaia di chilometri, l’auto è in grado di calcolare esattamente sia il tragitto, sia i luoghi ed i tempi di ricarica ottimali per raggiungere la meta. E per ottimale si intende che il tempo di ricarica è determinato non solo in relazione alla carica residua, ma tenendo presente il tipo di strada e la distanza dalla successiva colonnina di ricarica utile per fare soste non di ore, ma tipo pit/stop … cioè caffè, panino, bagno e via verso un’altra ricarica, sempre ottimale.

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Da editor Marzo 20, 2020 08:53
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