Il Recovery Plan e il rapporto con l’auto elettrica

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Da editor Marzo 22, 2021 14:00 Aggiornato

Il Recovery Plan e il rapporto con l’auto elettrica

Nell’ambito del Recovery Plan Motus-E propone 15 misure per rimodulare i 18,7 miliardi all’interno dello schema del PNRR – Piano nazionale di ripresa e resilienza -. Motus- E è l’associazione del settore mobilità elettrica. L’obiettivo è quello di renderlo più ambizioso e di spingere la filiera della mobilità elettrica.

Dino Marcozzi

Dino Marcozzi, segretario generale di Motus-E, sottolinea che “Le misure green dell’attuale piano, infatti risultano poco ambiziose ed efficaci dal punto di vista dei principi ispiratori del Next Generation EU. Con le nostre proposte, vogliamo cogliere l’opportunità offerta dalla mobilità elettrica e dare la giusta spinta al nostro Paese”.

Quindi la mobilità elettrica è un’ occasione da cogliere per il rilancio dell’Italia. Il PNRR non può ignorare le auto a batteria. L’Italia rischierebbe la perdita di quote di mercato per le nostre industrie dell’automotive, inclusa la componentistica, del settore elettrico, elettronico e dei servizi.

L’Italia

L’Italia deve accelerare anche sulle energie rinnovabili, in attuazione del Piano Nazionale Energia e Clima. La crescita deve andare di pari passo, cioè veicoli e produzione di energia da fonti pulite sono indissolubilmente legati. Le vetture possono svolgere un ruolo da protagonista per garantire la flessibilità necessaria al sistema elettrico.

Motus-E chiede, coinvolgendo i Ministri competenti ed il Governo, di cogliere “un’ imperdibile opportunità per tutti gli stakeholder coinvolti, che indirizzi il nostro Paese verso una mobilità sostenibile a tre dimensioni, ambientale, sociale ed economica”.

Gli interventi

Tutti gli interventi, anche quelli incentivanti, hanno lo scopo di liberare risorse private, comportano interventi diffusi e distribuiti sul territorio. Questi coinvolgono imprese italiane e locali ma, soprattutto, sono indirizzate alla sostenibilità ambientale sia in termini di decarbonizzazione che di qualità dell’ aria.

Gli investimenti ed i progetti sono stati classificati seguendo le tre direttrici individuate dal MISE – Ministero Industria Sviluppo Economico – nel “Tavolo Automotive” lanciato all’inizio del 2020, cioè Domanda, Infrastrutture di ricarica e Offerta.

Domanda: anche riforme e misure che non necessitano di investimenti.

Per esempio si dovrebbero dare certezze a produttori e consumatori sui disincentivi alla circolazione dei mezzi inquinanti. Bisognerebbe anche stabilire una data in cui termini la vendita dei veicoli endotermici in Italia.

Sarebbe anche importante rimodulare la tassa di circolazione, il cosiddetto bollo, al fine di disincentivare la circolazione di veicoli inquinanti.

Bisogna lavorare sull’ Ecobonus 2022-2025.

E’ importante che la domanda di veicoli a zero e basse emissioni – sotto i 60 gCO2/km – venga sostenuta e che, in ottica di continuità e certezza degli strumenti, si mantenga la struttura attualmente prevista per l’ecobonus. Bisogna prorogarne la validità sino al 2025 mantenendo la forma dell’ incentivo diretto all’ acquisto.

Tuttavia, le quote di mercato crescenti consentono di prevedere una riduzione progressiva dell’incentivo unitario. Questo a partire dal 2023 affinché accompagni la riduzione del prezzo di acquisto, e noleggio, dei mezzi BEV.

Trasporto Pubblico Locale

E’ necessario attivarsi per l’ elettrificazione del Trasporto Pubblico Locale.

In tal senso è fondamentale aumentare i fondi per svecchiare il parco mezzi del trasporto pubblico locale su gomma. Bisogna dedicare ai mezzi a zero emissioni una parte corposa delle risorse, al fine di spingere gli operatori concessionari all’ elettrificazione delle linee autobus.

E poi ci sono altre misure per sostenere la domanda di veicoli 100% elettrici. Ad esempio la revisione del trattamento fiscale delle flotte aziendali, inclusi liberi professionisti e agenti di commercio, la deducibilità del costo di acquisto, i fringe benefit dei dipendenti, l’ Iva al 10% ed il sostegno all’ acquisto di mezzi commerciali a zero emissioni, sia per conto proprio che per conto terzi.

Infrastrutture, diverse priorità.

Serve un fondo per lo sviluppo di una rete nazionale di infrastrutture di ricarica ad accesso pubblico.

MOTUS-E ha stimato un target d’ infrastrutture di ricarica ad accesso pubblico di circa 95-130.000 punti al 2030.

Un supporto diretto agli operatori dei servizi di ricarica per l’ acquisto delle infrastrutture di ricarica e per gli investimenti relativi alle opere civili, elettriche e delle connessioni alla rete potrebbe anticipare i target previsti e garantire ai guidatori di mezzi elettrici un’offerta di servizi di ricarica omogenea sul territorio nazionale.

Questa offerta dovrà essere differenziata in termini di potenza e velocità di ricarica e capillare sia in ambito urbano che extraurbano (oggi in autostrada i punti di ricarica ultra-veloci, cioè sopra i 50 kW di potenza, non superano le 20 unità).

La spesa prevista – nell’ ordine dei 670 milioni di euro – consentirebbe un sostegno per gli anni dal 2021 al 2026. Questo sostegno renderebbe l’ Italia un paese all’avanguardia per la mobilità elettrica.

Contributi

I contributi previsti da Motus-E sono strutturati in modo tale da raggiungere due obiettivi principali:

  • coprire le aree in cui gli operatori non riescono a garantire con propri capitali la capillarità prevista nei piani nazionali (vedi quanto stabilito nel Decreto Semplificazioni con 1 punto di ricarica ogni 1000 abitanti);
  • garantire un servizio di elevata qualità all’ utente finale aiutando quelle infrastrutture non sovvenzionate che garantiscono degli standard di servizio elevati e non raggiungono nei primi anni di crescita del mercato dei volumi sufficienti a ripagare gli investimenti effettuati dagli operatori.

Le altre misure per le Infrastrutture

Oltre alla ricarica pubblica bisogna pensare a punti di ricarica privati e aziendali anche nell’ ottica della massimizzazione dell’ autoconsumo della produzione di energia di comunità energetiche e uffici.

Qui l’ investimento sarebbe di 1,1 miliardi di euro. Questi servono a supportare la prosecuzione dell’ attuale credito di imposta sulle infrastrutture di ricarica private e l’ estensione di questo mezzo alle imprese.

Questo intervento garantirebbe un supporto alla realizzazione di più di 2 milioni di punti di ricarica privati e aziendali. Vi ricadrebbe anche la realizzazione di infrastrutture di ricarica nei centri logistici e nei rimessaggi dei veicoli merci.

V2G

Sarà opportuno prevedere appositi incentivi per colmare il differenziale di costo dell’infrastruttura bidirezionale – ad oggi circa il doppio – rispetto a quella unidirezionale per diffondere sin da ora infrastrutture di ricarica di ultima generazione dotate di tecnologia vehicle to grid (V2G).

L’ elettrificazione dei porti italiani

Importante anche l’ elettrificazione dei porti italiani. Questo per permettere alla rete che alimenta gli ausiliari delle navi ormeggiate l’ utilizzo dell’energia. C’ è anche la prospettiva di elettrificazione da parte dei natanti: i traghetti ro-ro (specifici per trasportare mezzi su ruote tipo automobili, autocarri o vagoni ferroviari), il trasporto pubblico su acqua e le navi cargo di piccola stazza. Nella proposta del presente documento si considera la connessione di banchine nei 41 principali porti italiani. Si considera anche l’ elettrificazione di 200 rotte di traghetti ro-ro di corto raggio, per un totale di 1,1 miliardi di euro.

Offerta: poli di produzione di celle agli ioni di Litio per autotrazione.

Aziende italiane hanno presentato già alcuni progetti industriali e di ricerca sulle batterie. Questi sono stati approvati all’ interno del perimetro degli IPCEI, i progetti di importanza strategica per la comunità europea.  

Serve far crescere l’ ecosistema della produzione di celle agli ioni di Litio e del loro riuso, recupero e riciclo sul nostro territorio.

La European Battery Alliance si pone come obiettivo di mantenere una propria indipendenza nella produzione di celle dal 2023. Ciò comporterà la necessaria prosecuzione di iniziative continentali. 

La proposta

La proposta è quindi quella di destinare ad un nuovo IPCEI sulle batterie una quota importante, pari ad 1 miliardo di euro da integrare con risorse di costruttori italiani o esteri. Questo affinché ci sia la creazione di una capacità produttiva di almeno 10 GWh/anno di celle agli ioni di Litio.

Con circa 50 milioni di euro, si potrebbe finanziare la creazione di un impianto, per il trattamento ai fini del riuso per usi statici e del riciclo dei materiali, di batterie da varie applicazioni, tra cui trazione.

L’ impianto potrebbe raggiungere capacità di trattamento superiori alle 8.000 tonnellate/anno. Potrebbe anche diventare un polo in cui testare le nuove tecnologie di riciclo a minor spesa energetica.

Si dovrebbe anche dedicare una parte del nuovo Piano Transizione 4.0 alla riconversione industriale.

Settore automotive

Il settore automotive con circa 5.700 imprese in Italia è strategico.

Quindi sarebbe opportuno focalizzare un valore pari a 2,07 miliardi di euro, alla transizione del settore automotive e dei nuovi settori coinvolti nella trasformazione di veicoli e infrastrutture. Stiamo parlando della componentistica elettrica ed elettronica, la digitalizzazione di mezzi e piattaforme SW per nuovi servizi. 

In pratica occorre supportare quanto prima la riqualificazione delle competenze dell’intero capitale umano coinvolto nella filiera. Una tale riconversione deve essere sostenuta in primis dai costruttori e dai primi fornitori, per poi trasferire le competenze acquisite in materia alla catena dei rivenditori e riparatori.

Si può essere ambiziosi e puntare a raggiungere con offerte formative durante il periodo di spesa del PNRR circa 55.000 addetti della produzione di veicoli e componentistica e 40.000 addetti del comparto post-sales e riparazioni.

Crediti d’ imposta

Con i crediti d’ imposta per innovazione tecnologica e R&D si potrà sostenere la transizione di un ecosistema fatto di tante piccole e medie imprese. Queste avranno bisogno di puntare soprattutto sull’innovazione di prodotto più che di processo. Si propone quindi di aumentare le percentuali di copertura dell’ investimento con credito di imposta dal 20 al 30% per ricerca e innovazione, dal 10 al 35% per l’ innovazione tecnologica e dal 15 al 20% per gli investimenti in design ed estetica di prodotto.

Le altre misure per l’Offerta

Altre misure importanti per l’industria italiana e la sua trasformazione sono state individuate innanzitutto nel raddoppio del fondo per la creazione di linee produttive di autobus elettrici in Italia. Il fine è quello di intercettare l’importante sostegno al ricambio dei mezzi rappresentato dal PSNMS – Piano Strategico Nazionale Mobilità Sostenibile.

Tuttavia sarà necessario modificare i contratti di sviluppo eliminando i requisiti di localizzazione dell’impianto nonché innalzando le percentuali di cofinanziamento. Questo al fine di attrarre investimenti produttivi nel settore.

In secondo luogo si inquadra un importante investimento nello sviluppo di competenze di altro livello e nel trasferimento delle stesse in ambito aziendale. Ciò attraverso il finanziamento di dottorati mirati alle discipline industriali e focalizzati sulla mobilità elettrica e la digitalizzazione.

Offerta formativa

Si propone inoltre di stanziare 300 milioni di euro per l’ integrazione della mobilità elettrica nell’ offerta formativa nell’ambito delle politiche attive per l’ occupazione ed i centri per l’impiego.

Sempre sulla formazione si intendono stanziare 80 milioni di euro per la creazione di almeno 1 percorso formativo sulla mobilità elettrica in almeno 1 ITS per ciascuna provincia italiana. Il fine è formare più di 8000 tecnici specializzati neodiplomati già nel 2026.

Conclusione

Si propone infine di investire circa 800 milioni di euro. L’ investimento è per potenziare l’ attuale dotazione dei fondi di Cassa Depositi e Prestiti per raggiungere più di 200 start-up e imprese innovative, nell’ ambito dell’ elettrificazione dei mezzi e delle infrastrutture e servizi connessi. Ma è anche per creare due Consorzi R&D su digitalizzazione e batterie, potenziando e rendendo davvero efficace l’ Italian Battery Alliance di recente costituzione.

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