L’impatto del Coronavirus sull’auto elettrica
L’impatto del Coronavirus sull’ auto porta a rallentare il passaggio verso la mobilità a zero emissioni.
Le cause si trovano nello shock che ha colpito il comparto. Vi è stato sia un crollo della domanda di mercato sia un crollo della produzione industriale che ha portato alla necessità di slittare i target di riduzione delle emissioni di CO2 in modo da favorire il rilancio dell’industria dell’auto.
Se a medio-lungo termine il passaggio alla mobilità elettrica non è in discussione, è ragionevole prevedere che nei Paesi occidentali ci sia un rallentamento della crescita del comparto nel breve termine.
Sono numerosi gli investimenti per quanto riguarda l’innovazione realizzati sia dall’industria automobilistica sia dai produttori di componentistica avanzata e non ultimo dalle istituzioni. Un esempio è il progetto European Battery Alliance da 3,2 miliardi di euro lanciato nel 2017 dall’Unione Europea, per fare in modo che tutto sia dimenticato.
In Europa il comparto elettrico ha registrato nell’ultimo trimestre del 2019 un tasso di crescita dell’80,5%. Si presuppone che il blocco a causa del Coronavirus degli stabilimenti in Cina, avrà importanti ripercussioni sulla filiera internazionale, con un aumento dell’incertezza sulle tempistiche di trasformazione del settore e sulle stime per il 2020.
E’ bene ricordare che la Cina rappresenta oltre il 50% della produzione mondiale di batterie.
Le parole di Giorgio Barbieri
Giorgio Barbieri, Partner Deloitte e responsabile italiano per il settore Automotive, ha commentato: “Il passaggio dei Paesi più avanzati verso l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili è un processo irreversibile, ma la complessità della tecnologia legata allo sviluppo della mobilità elettrica richiede enormi investimenti pluriennali, oggi poco compatibili con la contrazione dei margini di profitto e la crisi di liquidità delle imprese.
A questa possibile contrazione degli investimenti, vanno aggiunti anche gli effetti dello slittamento del lancio di nuovi modelli elettrici, dovuti anche al rinvio dei principali eventi di settore”.
I modelli elettrici
Si sa che i modelli elettrici hanno prezzi di listino ancora troppo alti rispetto alla media del mercato. Questo è un aspetto importante all’interno di uno scenario caratterizzato da una forte crisi economica e forti incertezze sul reddito dei singoli.
Per questo è probabile che molti potenziali clienti di un veicolo elettrico rinviino l’acquisto di un nuovo mezzo a quando ci sarà una maggiore sicurezza economica o che la loro scelta ricada su auto a benzina o diesel, che stanno beneficiando del crollo del prezzo del petrolio.
I tassi di crescita dei veicoli elettrici sono senza dubbio significativi. Hanno subito un aumento del 52.9% nel 2019 rispetto al 2018, e ibridi-elettrici il +49.8%. Questo segmento rappresenta però ancora una parte piccola del mercato dell’auto occidentale, ovvero poco più del 3%.
Per smuovere il mercato dopo il crollo dei volumi, le imprese e i governi devono puntare sulle auto più popolari, motorizzate a benzina e diesel, che nel 2019 hanno rappresentato il 58.9% e il 30.5% delle vendite su tutto il mercato europeo.
Global Automotive Consumer Study 2020
Nonostante questa situazione la ricerca del Global Automotive Consumer Study 2020 di Deloitte, su oltre 35.000 consumatori di 20 Paesi nel mondo, evidenzia che il mercato della mobilità sostenibile mantiene notevoli potenzialità di sviluppo se si pensa a lungo periodo. Ciò è dato poiché cresce la preferenza dei consumatori per auto più ecologiche, soprattutto in Italia, dove l’interesse per i veicoli ibridi/elettrici sale al 71%.
È anche ragionevole prevedere che, stante il peso del settore Automotive sull’economia europea e degli sforzi finanziari già messi in atto dalla BCE per sostenere l’economia UE, i vincoli ambientali saranno allentati per poter rimettere in moto la macchina industriale.
Ancora Barbieri commenta che “Con il crollo delle vendite, non è immaginabile una penalizzazione dei modelli benzina o diesel che hanno maggior mercato. Inoltre, l’incertezza dell’effettiva ripartenza dei produttori asiatici di batterie e componenti elettrici potrebbe compromettere la supply-chain e la capacità produttiva dei veicoli elettrici in Europa”.
Per questo confermare gli attuali vincoli di emissione di CO2 e le relative sanzioni sarebbe un ulteriore colpo alle finanze dei produttori, con conseguenze sia di breve-medio periodo sulla catena del valore e in termini di investimenti futuri in innovazione e sviluppo a medio-lungo periodo, comunque irrinunciabili per l’evoluzione della mobilità elettrica, con possibili ripercussioni anche a livello dell’occupazione e di conseguenza di impatto sociale.
Conclusione
Una soluzione potrebbe essere lo slittamento dei target di emissioni di almeno uno o due anni. Ciò darebbe alle imprese la forza di ritrovare l’ossigeno di cui hanno bisogno per tornare poi ad investire in innovazione.
Inoltre la possibilità di incentivi statali a sostegno della rottamazione dei veicoli più inquinanti farebbe aumentare le vendite, sempre con uno sguardo ad una mobilità più ecologica e sostenibile.
Per inciso L’Italia ha uno dei parchi auto più vecchi d’ Europa.
Sarebbe altrettanto importante l’estensione dei super-crediti e l’introduzione di maggiori benefici fiscali relativi all’acquisto di auto nuove, anche armonizzando le aliquote fra i diversi Paesi dell’UE per rilanciare l’industria dell’auto europea nella sua globalità.
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