L’Italia è in ritardo sul passaggio alla mobilità elettrica

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Da editor Agosto 31, 2021 14:00 Aggiornato

L’Italia è in ritardo sul passaggio alla mobilità elettrica

L’Italia è in ritardo sull’adozione della mobilità elettrica, anche alla luce della decisione della Commissione europea di mettere al bando i veicoli a benzina e diesel dal 2035.

E per rispettare gli obiettivi europei il Ministro della Transizione Ecologica Cingolani dovrebbe rafforzare le misure di sostegno del PNRR.

E’ quanto sostiene il professor Alessandro Abbotto, Direttore del Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano – Bicocca.

Nelle ultime settimane si è molto parlato e scritto che Cingolani non stia favorendo a sufficienza la transizione verde.

Mentre l’Italia ne ha un forte bisogno per rientrare nei target di decarbonizzazione europei a medio (2030) e a lungo termine, quando al 2050 si dovrà raggiungere la neutralità climatica in tutta l’Unione.

Allo stato attuale si deve fare riferimento a quanto contenuto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il patto che l’Italia ha concordato con la Commissione Europea e che è legalmente vincolante.

Missione 2

Quindi abbiamo la Missione 2 – “Rivoluzione verde e transizione ecologica” – alla quale il piano ha dedicato 59 miliardi di euro, oltre a 10 miliardi dai fondi complementari e REACT EU, per un totale di poco meno di 70 miliardi di euro.

La fetta più grande, quasi la metà, è dedicata alle energie rinnovabili ed alla mobilità sostenibile.

Nel 2020 circolavano in Italia poco meno di 50.000 veicoli elettrici, su un totale di quasi 40 milioni di automobili. 

Il PNRR si pone come obiettivo al 2030 di arrivare a 6 milioni di veicoli elettrici, finanziando anche 7.500 punti di ricarica rapida nelle autostrade e 13.755 nei centri urbani, che si sommano ai 20.000 già esistenti.

Il riferimento possono essere i distributori di benzina che al 2018 erano circa 20.000, diversi dei quali in dismissione perché vecchi e superati.

All’ infrastruttura di ricarica elettrica si aggiungerebbe una rete di 40 () distributori di Idrogeno tra quelli a 350 bar per camion e 700 () per auto.

Il PNRR ha dedicato a questa sezione quasi 9 miliardi di euro, di cui 740 milioni dedicati allo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica elettrica.

Gran parte dei 9 miliardi è stata dedicata al settore più energivoro, quello del trasporto pesante su strada.

In particolare bus per il rinnovo del parco di 5.540 mezzi delle ferrovie con sostituzione dei vecchi treni diesel.

Missione 4

C’è la Mission 4 (“Istruzione e Ricerca”) con le risorse destinate alla ricerca e sviluppo su rinnovabili, batterie e idrogeno. 

Si prevede la creazione di centri di ricerca nazionali ad alta innovazione che dovranno essere generati dalla collaborazione tra Università, centri di ricerca e imprese.

Ma le tematiche più importanti sono quelle relative alla mobilità sostenibile, alle batterie di nuova generazione ed all’idrogeno.

Con riferimento a tutto questo è opportuno domandarsi se il Ministro, e quindi il governo, stia effettivamente puntando sull’elettrico.

Il Professor Abbotto

Per il Professor Abbotto sono 2 i veri punti per la mobilità elettrica leggera.

Il primo è aumentare la quota di rinnovabili nel mix elettrico, per sostenere la transizione all’elettrico.

Quindi l’obiettivo è di superare il 70% di energia rinnovabile sul totale al 2030.

Target raggiungibile con alcuni aggiustamenti di percorso, cioè ulteriore aumento della potenza fotovoltaica rispetto a quanto già pianificato e programmando molto bene siti e tempistiche di installazione dei nuovi impianti.

E nel PNRR ci sono 6 miliardi di euro per questo sviluppo.

Il secondo punto coinvolge le scelte dei cittadini.

Se in Italia circola sulle strade meno dello 0,1% di elettrico non possiamo certo aspettarci che le stazioni di benzina/diesel vengano riconvertite ad elettriche.

Anche le immatricolazioni elettriche, pur in aumento, sono molto basse, a favore dell’ibrido che invece spopola nel nostro paese.

Quindi per Abbotto se cominceremo a cambiare le nostre abitudini e scelte, la politica e l’industria ci verranno dietro.

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Da editor Agosto 31, 2021 14:00 Aggiornato
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